Rocchetta Alta

La piana di Rocchetta: in primo piano il fiume Volturno, al centro il monastero di San Vincenzo, a destra il borgo di Cerro al Volturno con la mole del castello (foto: G. Di Rocco).

Come sempre accade per tutto quel che concerne la storia del popolamento dell’Alta Valle del Volturno nell’Età di mezzo è al Chronicon Vulturnense che occorre guardare come alla nostra principale fonte di riferimento.

Stralcio della carta del Guglielmelli (1715) con il particolare del borgo di Rocchetta Alta

Di questo codice tanto si è detto, e ancor più si è scritto, dunque non ci ripeteremo limitandoci a richiamare in questa sede, anche solo parzialmente, il documento riportato nel manoscritto in cui si menziona l’insediamento di Baccaricia col quale, nell’anno 985, Roffredo abate di San Vincenzo al Volturno concedeva a sei uomini questa terra perché la coltivassero e la abitassero: a.985

«Ideoque ego Roffridus, domini gracia abbas monasterium Sancti Vincencii in partibus Samnie, situs super Vulturni fluminis fontes, manifestum facio quia supradicto nostro monasterio per plurimis locis copiosas habet substancias, inter quod eciam habemus terram predicti nostri monasterii, non longe a nostro monasterio, in locum qui dicitur Baccaricia… Idcirco ego iam nominatus Roffridus abbas, una cum consensu fratrum et subscripcione monachorum… dedimus vobis Leonis, et David, et Maio, Alberico, Aczo, et Garipaldo, ad possessionem vestram et vestrorum heredibus… amodo et usque dum vos et vestrorum heredibus volueritis habitare cum familia et animalia et cum omnia causa vestra… habitare, et de nominatis terris laborare, et ad cultum perducere, et vinee pastinare… et liceat vobis vestrisque heredibus infra predicto castello iusto ordine habitare»

(CV, II, doc. 165, 305-307).

Sono trascorsi quasi quattro decenni dal tempo felice in cui nel 1980 – per una favorevole congiuntura di eventi e di lungimiranti decisioni della locale Soprintendenza (di Bruno d’Agostino prima, di Gabriella d’Henry poi) – un’équipe di archeologi della British School diretti da Richard Hodges avviava le indagini presso il complesso monastico di San Vincenzo alle sorgenti del fiume Volturno, indagini che lo stesso Hodges non ha esitato a definire «un privilegio straordinario». Presto gli scavi e le ricognizioni di superficie si estesero anche all’area limitrofa al monastero allo scopo di provare a ricostruire l’assetto insediativo della valle nell’alto Medioevo e, con esso, il sistema socio-economico di età carolingia – ma non solo – per il quale si hanno, ad oggi, rarissimi confronti nell’Europa intera.

Rocchetta a Volturno (Rocchetta Alta): ben visibili i due poli del castello (sinistra) e della chiesa dell’Assunta (destra) (foto: G. Di
Rocco).

Nel 1980 sulla cima del colle, detto di Vaccareccia (Baccaricia appunto), furono rinvenuti resti di strutture bassomedievali, mentre i saggi condotti nel 1981 permisero di individuare a mezza costa di questa emergenza collinare quattro fasi di attività antropica: resti di una struttura tardoromana/altomedievale; un muro di terrazzamento databile tra X e XI secolo; un secondo muro di terrazzamento che sigillava le fasi precedenti, inquadrabile tra il XII e il XIII secolo e, infine, un terzo terrazzamento databile tra il XVIII e il XIX secolo.

Attraverso gli elementi forniti dallo scavo archeologico e dal survey emerse, quindi, come l’occupazione del sito ebbe inizio in età tardoromana (intorno al VII secolo); alcuni frammenti ceramici di questa fase confermarono la presenza di un piccolo insediamento,che i ricercatori hanno indicato essere una fattoria, posto sul fianco della collina e abitato ancora durante l’alto medioevo; le strutture murarie rinvenute, invece, sulla sommità facevano riferimento ad una fortificazione risalente a non prima del XII secolo ed esistente almeno sino al XIV.

Tali pionieristiche indagini hanno dunque chiarito l’evoluzione insediativa di questa porzione della valle e come il sito tardoromano e altomedievale, di cui si è accennato sopra, posto in pendio ed esistente ancora nel 985, l’anno in cui il sito di Baccaricia è menzionato nel Chronicon Vulturnense, solo nel corso del XII secolo abbia mutato il proprio carattere originario con la costruzione, in posizione sommitale e non più di pendio, di un ridotto fortificato cinto da alte mura. Evidentemente le mutate condizioni politiche – ci riferiamo in particolare alle continue aggressioni dei Borrello nella zona – avevano reso la permanenza a mezza costa alquanto insicura e necessario il trasferimento della comunità, non solo di quella di Vaccareccia, su una ben più difesa posizione di altura.

A quest’epoca fa riferimento anche la prima menzione del villaggio di Rocchetta, più noto come Rocchetta Alta. La notizia secondo la quale, infatti, nell’anno 1142 l’abate di San Vincenzo, Giovanni, condusse coloni di Atina, sua città natale, nel luogo in cui era sorto Rocchetta, ci suggerisce come l’abitato fosse già esistente nel XII secolo. Si tratta di uno dei tanti villaggi fortificati della valle, oggi poco più di uno scheletrito agglomerato di casupole abbandonate ad un destino crudele dominato dalla mole del castello. Anche questo villaggio, come altri, è menzionato nella vendita del 1383 da parte di Giovanni di Area di terreni e castra a Camillo Pandone per la ricostruzione del monastero. Nel 1415 il sito è feudo della famiglia d’Evoli e, successivamente, dei Caldora; tra il 1443 e il 1525 Rocchetta entra a far parte dei domini di Francesco Pandone, conte di Venafro, il quale, com’è noto, si era impadronito dei castelli che un tempo erano appartenuti al monastero di San Vincenzo.

Il castello, particolarmente imponente, è visibile da grande distanza perché svetta, come a guardia della vallata, sul picco calcareo al vertice del borgo di Rocchetta Alta; ha una pianta pressappoco rettangolare di circa 20 x 10 metri, leggibile solo in parte in quanto l’intera struttura risulta pesantemente compromessa dall’incuria e dall’abbandono connessi al passare dei secoli. L’impianto che rimane è quello di un maniero tardorinascimentale che si eleva a Porta di Sopra con ingresso a nord-ovest, protetto da torrioni cilindrici posti sull’orlo di un orrido strapiombo.

Lungo l’erto sentiero che sale al castello, dove il borgo si aggrappa letteralmente alle pendici meridionali dello sperone che ospita il grande edificio, si sviluppano piccole cellule abitative di uno, massimo due livelli, oggi – ahinoi – in stato di completo abbandono, che tuttavia – in alcuni casi – conservano al loro interno le suppellettili (camini, scansie e scarni arredi) della vita dura e semplice che si conduceva in questi remoti luoghi montani sino al secondo dopoguerra. Giù, in fondo al sentiero, appoggiata alla chiesa dell’Assunta si apre la porta di accesso al villaggio, la Porta di Sotto, provvista dei beccatelli che sostenevano un tempo l’apparato a sporgere di difesa. Osservando con attenzione proprio la Porta di Sotto si scorgono, qua e là, elementi scultorei di un certo pregio, reimpiegati e inseriti alla meglio nel tessuto murario, una consuetudine assai comune in tempi in cui il riuso, diremmo oggi il riciclo, di materiali era quasi spontaneo.

Proprio come Baccaricia fu abbandonato sul finire del Medioevo divenendo uno dei tanti villages désertés di cui è ricco il territorio molisano – che l’archeologia solo in minima parte ha indagato e per i quali abbiamo in corso ulteriori, diremmo necessari, studi – così Rocchetta Alta o ‘Vecchia’ fu abbandonato nel corso del XX secolo preferendo il pianeggiante sito che oggi chiamiamo Rocchetta ‘Nuova’. Corsi e ricorsi della Storia.

Fonte: ArcheoMolise N°33 – ANNO X – Articolo di GABRIELLA DI ROCCO
Diritti d’autore: Associazione Culturale ArcheoIdea

Bibliografia
Di Rocco, G 2009, Castelli e borghi murati della Contea di Molise (secoli X-XIV), Quaderni di Archeologia Medievale, X, All’Insegna del Giglio, Firenze.

Di Rocco, G 2011, ‘L’incastellamento nella Terra Sancti Vincentii’, ArcheoMolise, vol. 8, pp. 48-59.

Federici, V 1925-1938, Chronicon Vulturnense del monaco Giovanni, Fonti per la Storia d’Italia, Istituto Storico Italiano, I-III, Roma.

Hodges, R 1984, ‘Excavations at Vaccareccia (Rocchetta Nuova): a later Roman and early Medieval settlement in the Volturno Valley, Molise’, Papers of the British School at Rome, vol. 52, London, pp. 148-192.

Hodges, R 1992, ‘Villaggi altomedievali nell’Alta Valle del Volturno’, Almanacco del Molise, Campobasso, pp. 71-96.

Hodges, R 2017, ‘Il progetto San Vincenzo. 1980-99: varie memorie di un privilegio straordinario’, ArcheoMolise, vol. 27, pp. 50-59.

Wickham, C 1996, ‘Il problema dell’incastellamento nell’Italia centrale. L’esempio di San Vincenzo al Volturno’, in F Marazzi (ed), San Vincenzo al Volturno: cultura, istituzioni, economia, Napoli, pp. 103-149.